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se noti le spose camminano a braccetto 

e si baciano, e si chiamano nelle strade,

si sussurrano i nomi, chiacchierando 

agli orizzonti dei ponti che celano altre vie;

ad udire i nidi delle colombe nei dorsi delle case,

stanno ferme le pietre. perché é il silenzio

che unisce la campagna, il cielo che frantuma

il buio nel chiarore della luna e parla parla 

mentre la vite stringe l’uva per non farne vino.

ma dove sono i nostri passi

le porte che spaccano la notte 

in chiusure precise dove decidiamo di smettere

di parlare. ma dove sono i colli degli alberi

allungati verso le stelle 

a salire imperterriti verso la luce.

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posso solo dirti

che la montagna s’è spostata

e le notti sono diventate giornate lunghissime;

che gli occhi hanno raccontato ancora

e parlato nuovamente a donne e uomini migranti

e le mani hanno toccato

e mangiato il palato, s’è fatto di pane

di parole che hanno udito più buio e luce

accendersi ed inumidire gli occhi.

ma le donne e gli uomini mai

mai pronunciarono il tuo nome

sei morto per loro e per tutto

il resto che non ti ho raccontato

e tutte quelle volte che divaricando gli occhi

ai confini spianati, sono rimasta

senza più maree senza più montagne.