*

forse all’acqua, una pozza fangosa,
che stringe la gola, conti le tue dita,
i piedi scuri e magri, le braccia lunghe
e magre, parli come fosse stata sempre lì,
in quella posa fissa a guardare le ombre
di lembi di terra secca poi umida
e molliccia dalle radici di mura
dove poggi la testa prima di parlare.

racconti delle trappole
dei volti che riconosci dietro nuche
allungate di notte sotto lampioni fermi oltre
senza che t’avvicini.

non prendi fiato se non dopo che parli
e l’ordine di parole che muta
si ferma ai gradini, prima di andare.

2 risposte a "*"

  1. Buongiorno.
    Questi tuoi versi li avverto come una gradinata notturna e solitaria verso uno specchio d’acqua. Mi hanno riportato verso luoghi che penso di aver vissuto. Il linguaggio pare illimpidirsi, dal forse dell’attacco fino all’arresto e al moto dell’ultimo verso: “si ferma…prima di andare” L’uso della seconda persona è raffinato e misterioso.
    Un saluto.
    luigi

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  2. Vero, questo passaggio di versi è più limpido del solito.
    Il punto è che non riesco a fare a meno di cambiare io, dentro, come nella scrittura.
    Grazie della traccia Luigi, contenta tu sia passato di qui.
    Un bacio

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